Nell’ormai lontano 2013, Google confermò che il suo algoritmo combinava oltre 200 fattori per stabilire il ranking di un sito web.
Partendo da questa premessa, è possibile farsi un’idea di cosa voglia dire svolgere seriamente e in maniera precisa le attività di SEO. Il lavoro del Serach Engine Optimizer, che sia parte di una web agency o consulente freelance si snoda in una moltitudine di compiti, tutti orientati a portare traffico qualificato al sito web e posizionare il sito su Google in maniera ottimale (quindi stabilire il suo ranking).
Essere su Google in prima pagina rappresenta dunque l’obiettivo finale ma per arrivarci il lavoro è lungo, complesso e impervio: è necessario rimanere quotidianamente concentrati e aggiornare il sito web, anche e soprattutto una volta approdati su Google in prima pagina.
Con queso contenuto vogliamo allora approfondire i diversi aspetti che è bene considerare per posizionare un sito su Google al meglio…e soprattutto cercare di mantenere i risultati ottenuti. In particolare, ci concentreremo sui fattori di ranking per Google, sulla base dei quali il motore ha sviluppato diversi algoritmi di analisi.
Per concludere, riporteremo quelli che sono stati considerati i fattori più influenti per il posizionamento nel 2017, sulla base di una ricerca svolta da SemRush (uno dei SEO tools più autorevoli).
I motori di ricerca – tra cui Google – utilizzano alcuni algoritmi costantemente aggiornati per catalogare i moltissimi siti web rispetto ad argomenti e pertinenza con una determinata query di ricerca digitata dagli utenti.
Grazie a tale processo, è possibile ordinare e strutturare l’indice dei motori (altrimenti fuori controllo). Ecco, allora, che per far questo son stati utilizzati alcuni criteri che hanno a loro volta dato vita a quelli che chiamiamo fattori di ranking o posizionamento. Questi vengono suddivisi in base a categorie di riferimento, ossia i diversi aspetti a cui fanno riferimento.
Oltre al numero elevato, comunque, a complicare le attività di SEO intervengono ulteriori aspetti, quali:
Dopo questa premessa, possiamo passare ad elencare ciò che sappiamo in merito ai tanto acclamati 200 fattori secondo Google.
N.B. Per evidenziare l’importanza maggior o minore dei singoli fattori, abbiamo deciso di assegnare una scala di colori che individui sin da subito a cosa bisognerebbe fare più attenzione:
I fattori da tenere più o meno in considerazione (a seconda della rilevanza) per posizionare un sito su Google rispetto al dominio sono in totale 10:
ETÀ DEL DOMINIO: Google vi fa riferimento per valutare l’affidabilità di un sito. Tuttavia, come affermato dallo stesso Matt Cutts (ingegnere software per Google che si occupa di web spam), non è così rilevante in termini di ranking;
KEYWORD PRESENTE NEL TLD (Top Level Demain), ossia nel nome del dominio di 1° livello: di fondamentale importanza è la scelta del nome del dominio che si colloca tra i principali fattori di ranking per Google, in grado quindi di favorire non poco il posizionamento della pagina o del sito web;
KEYWORD NEL DOMINIO COME PRIMA PAROLA: posizionare la keyword rilevante all’inizio del nome del dominio si dice influisca sul ranking rispetto ad una scelta di collocamento della parola chiave al centro o alla fine. In realtà, sembrerebbe si tratti di un fattore trascurabile;
DURATA DELLA REGISTRAZIONE DEL DOMINIO: Google valuta questo dato tra quelli relativamente importanti in quanto indicatore di validità poiché i siti ufficiali – quindi legittimi – sono soliti registrare il dominio in anticipo, rinnovandolo per molti anni. Al contrario, siti spam o illegittimi non vengono acquistati per più di un anno;
KEYWORD PRESENTE NEL SOTTODOMINIO: è uno dei fattori di ranking per Google fondamentali;
STORIA DEL DOMINIO: meno importante del precedente ma comunque rilevante, in quanto se il dominio fosse stato compromesso difficilmente avrà una buona posizione nelle ricerche di Google;
EMD (Exact Match Domain): algoritmo il cui compito è quello di calcolare l’importanza della keyword contenuta nel dominio. Per operare questa misurazione, la parola chiave viene comparata al contenuto e alla qualità del testo del sito. Google, infatti, si esprime in merito affermando che solo i domini di qualità dovrebbero comparire tra i primi risultati (l’algoritmo EMD ha penalizzato anche parecchi siti troppo ottimizzati per la parola chiave scelta, considerandoli spam);
WHOIS PRIVATO vs. PUBBLICO: fattore di ranking considerato potenzialmente dannoso in quando un whois privato per Google potrebbe essere un segnale negativo (il collegamento, secondo Matt Cutts, sarebbe: impostazione whois privato = qualcosa da nascondere);
PROPRIETARIO DEL WHOIS PENALIZZATO: come il precedente, si tratta di un segnale che potrebbe essere negativo poiché se Google individua il proprietario come potenziale spammer, provvederà a controllare tutti i suoi siti in maniera rigorosa;
ESTENSIONE DEL DOMINO TLD PER PAESE: avere un dominio “geo-localizzato” aiuta a posizionare il sito su Google per quel paese specifico, tuttavia costituisce anche una limitazione del dominio per quanto riguarda il ranking globale (es. .it favorirà il ranking del sito in Italia ma non altrove).
I segnali utili a posizionare un sito su Google rispetto alla pagina sono invece 50:
KEYWORD PRESENTE NEL TAG TITLE: questo parametro riveste un ruolo determinante, in quanto a livello SEO è il primo tag in ordine di importanza. Di conseguenza, fornirà un segnale molto forte anche al motore di ricerca;
KEYWORD COME PRIMA PAROLA NEL TAG TITLE: i titoli in cui la parola chiave è in testa si dimostrano più performanti;
KEYWORD PRESENTE NEL TAG DESCRIPTION: la meta descrizione è il tag più importante dopo il tag title, pertanto varrà lo stesso principio;
KEYWORD NEL TAG H1: questo tag è considerato un secondo titolo, quindi è consigliabile ottimizzarlo dal punto di vista SEO per ottenere un riscontro sui motori;
KEYWORD COME TERMINE RICORRENTE NEL CONTENUTO: la parola chiave principale è bene che compaia frequentemente nel contenuto della pagina, così da acquisire rilevanza in termini di posizionamento per Google. Tuttavia, è altrettanto importante non esagerare, poiché in tal caso potrebbe portare effetti negativi e il rischio di compromettere la qualità del testo, oltre a infastidire il lettore;
LUNGHEZZA DEL TESTO: fattore di ranking importante per Google, in quanto testi più lunghi sono considerati di maggior qualità, più “seri” ed informativi, rispetto all’idea di superficialità di testi brevi che non possono toccare molti aspetti dell’argomento trattato;
DENSITÀ DELLA PAROLA CHIAVE (Keyword Density): corrisponde al rapporto tra numero totale di parole presenti in un contenuto e numero di volte che viene ripetuta la parola chiave. Si tratta di un parametro che Google utilizza per determinare di quale argomento si sta parlando nel testo e, naturalmente, esagerare con le ripetizioni porterebbe alla possibilità di esser considerato spam;
LSI (Latent Semantic Indexing): algoritmo che si occupa di calcolare l’attinenza della query rispetto al contenuto offerto. È bene implementare il testo con sinonimi e parole collegate alla keyword principale, così da favorire la corretta interpretazione da parte del motore di ricerca. Generalmente, infatti, contenuti ottimizzati anche per l’LSI indicizzano meglio, in quanto ritenuti “più leggibili” per gli utenti;
LSI PRESENTE IN TAG TITLE E META DESCRIPTION: come il precedente parametro, anche considerare l’aspetto LSI per titolo e descrizione può essere importante dal punto di vista di ranking, in quanto Google comprenderà meglio l’argomento di cui si sta trattando;
TEMPI DI CARICAMENTO DELLA PAGINA (via HTML): allo scopo di favorire la navigazione dell’utente, Google e altri motori tengono in considerazione la velocità di caricamento del sito (e delle varie pagine). Grazie agli spider, è quindi possibile calcolare il tempo medio che verrà valutato come un segnale;
TEMPI DI CARICAMENTO DELLA PAGINA (via Chrome): Google potrebbe utilizzare anche i dati presi dagli utenti di Chrome per stimare la lentezza/velocità delle pagine;
CONTENUTI DUPLICATI o modificati solo un minimo, presenti sullo stesso sito, sono un fattore di ranking che Google penalizza;
REL = CANONICAL: tag da applicare in caso di contenuti duplicati. Se usato in modo corretto, senza esagerare, evita che Google indicizzi tali pagine e previene, di conseguenza, l’eventuale penalizzazione del motore di ricerca;
OTTIMIZZAZIONE DELLE IMMAGINI: questo elemento è in grado di inviare un segnale forte al motore, pertanto è opportuno definire bene il tag relativo (Alt Tag), il nome, il titolo, la descrizione e la caption per permettere alle immagini di contribuire a posizionare il sito su Google;
CONTENUTI NUOVI E SEMPRE AGGIORNATI: l’aggiornamento dell’algoritmo Google Caffeine si occupa di premiare i contenuti freschi, quindi nuovi e/o aggiornati. In questo senso, infatti, talvolta Google mostra anche la data di pubblicazione come segnale nelle SERP;
ENTITÀ DEGLI AGGIORNAMENTI: Google considera anche in cosa consiste l’aggiornamento apportato. In questo senso, parti di testi cancellate e sostituite con nuovo contenuto sono considerate aggiornamenti più importanti rispetto ad un semplice spostamento di parole;
STORIA DEGLI AGGIORNAMENTI: inteso “come quante volte e con quale frequenza” è stata aggiornata la pagina del sito. Per la questione “freschezza”, Google considera anche questo come fattore di ranking;
POSIZIONE DELLA KEYWORD NEL TESTO: è premiante il fatto di inserire la keyword principale (con frequenza) nelle prime 100 parole del testo di una pagina;
KEYWORD PRESENTE IN H2 E H3: coerentemente al peso degli elementi H1, H2 e H3 per la SEO, la presenza della keyword principale in tag H2 e H3 segue, a livello di importanza tra i fattori di ranking per Google, i punti 11 e 12;
ORDINE DELLE KEYWORDS: Google tende a premiare i contenuti di pagine e siti che presentano la stessa keyword che l’utente ha digitato nella query, rispetto a parole chiave che compaiono con ordine inverso rispetto alla ricerca effettuata (es. se la query è “Google prima pagina” (query), il motore favorirà i risultati che contengono esattamente questa chiave, piuttosto che quelli che riportano “Prima pagina Google”);
QUALITÀ LINK IN USCITA: è credenza di molti SEO che linkare a siti di una certa autorità sia una strategia in grado di inviare segnali positivi (di fiducia) al motore di ricerca che, di conseguenza, tenderà a favorirli;
RILEVANZA LINK IN USCITA: i motori di ricerca potrebbero considerare come segnale rilevante per il ranking della pagina o del sito l’argomento della pagina a cui si sta linkando. Il collegamento interesserebbe infatti a livello di pertinenza, contribuendo a chiarire a Google ciò di cui si parla sul nostro sito, in relazione agli argomenti delle pagine e dei siti a cui si linka
NUMERO DI LINK IN USCITA: se sono presenti troppi link dofollow in uscita (ossia link dove non è stato inserito l’attributo nofollow) per cui il motore seguirà effettivamente ogni link e lo prenderà in considerazione ai fine del ranking, il rischio è quello di indebolire l’algoritmo PageRank e, di conseguenza, la visibilità su Google;
GRAMMATICA E LESSICO UTILIZZATO: non si conosce la reale importanza dal punto di vista dei motori di ricerca, tuttavia un contenuto corretto a livello di grammatica ed ortografia certamente è più apprezzato dall’utente rispetto ad un testo pieno di errori. Di conseguenza, la pagina e il sito di riferimento verranno premiati;
ORIGINALITÀ DEL CONTENUTO: un contenuto che risulterà copiato da un altro già indicizzato (esterno al sito), non arriverà mai a far posizionare il sito su Google altrettanto bene quanto quello del sito originale. Può anche accadere che Google riconosca il contenuto copiato come Supplemental Result, per cui finirà nel Supplemental Index del motore, ottenendo una visibilità minima;
CONTENUTI AGGIUNTIVI UTILI: se una pagina presenta contenuti aggiuntivi utili all’utente, Google valuterà tali elementi come segnali, in quanto indicatori di qualità;
NUMERO DI LINK INTERNI che puntano ad una pagina del sito: sono indicatori di rilevanza di quella pagina in rapporto alle altre del sito (es. l’home page);
QUALITÀ DEI LINK INTERNI che puntano ad una pagina del sito: se i link interni arrivano da una pagina che ha una certa autorità, questi verranno maggiormente considerati come fattori di ranking per Google rispetto a link da pagine che presentano un PageRank basso o nullo;
FILE MULTIMEDIALI: video, file audio, ecc. che risultano importanti per il contenuto potrebbero indicare una maggior qualità della pagina, quindi contribuire a posizionare il sito su Google;
LINK INTERNI ROTTI (Error 404): una pagina che presenta al suo interno più link che danno un errore potrebbe apparire agli occhi del motore come una pagina mal gestita o abbandonata. Per questo motivo, i link rotti sono ritenuti un fattore di ranking per Google di una certa rilevanza in ottica di qualità. Inoltre, causano una dispersione del PageRank, portando a ridurre il potenziale della pagina;
LEGGIBILITÀ: il livello di lettura di un testo/contenuto è senza dubbio tra i parametri che contribuiscono a posizionare un sito su Google. In generale, si può dire che testi in linea di massima semplici si addicano meglio alla massa, mentre testi più “avanzati” siano adatti a determinate nicchie;
LINK CHE PUNTANO A SITI AFFILIATI: in generale, questa strategia non dovrebbe danneggiare il ranking del sito. Tuttavia, esagerare potrebbe portare il motore a credere che il sito abbia come unico scopo quello dell’affiliazione pura, senza un reale valore aggiunto per gli utenti;
ERRORI HTML E VALIDAZIONE WC3: alcuni SEO considerano la presenza di troppi errori a livello di HTML come un indicatore di qualità scarsa e, parallelamente, la validazione WC3 come un segnale molto debole in termini di ranking;
AUTORITÀ DEL DOMINIO DELLA PAGINA: se il dominio che ospita la pagina ha una certa autorità, verrà certamente favorito il posizionamento della pagina. Viceversa, il ranking verrà meno;
PAGERANK: non è un algoritmo strettamente correlato al ranking, tuttavia è dimostrato che più alto risulta essere il PageRank di una pagina, più questa tenderà a posizionarsi bene sui motori di ricerca (e viceversa);
LUNGHEZZA DELL’URL: il consiglio è quello di scegliere URL corte, in quanto sembra esista una correlazione tra la lunghezza di questa e il fattore visibilità sui motori di ricerca;
PROFONDITÀ DELL’URL: considerato un fattore di ranking per Google di media rilevanza, per cui una pagina di primo livello (e, in generale, più vicina alla home page) tenderà ad esser considerata più importante;
EDITOR UMANI: sembrerebbe che Google abbia un brevetto per un sistema che permetterebbe ad “editor umani” di poter influenzare le SERP;
CATEGORIA DELLA PAGINA: la categoria cui appartiene una pagina è di fatto un fattore di ranking per Google, per cui una pagina interna ad una categoria strettamente correlata alla query si posizionerà più in alto;
TAG DI WORDPRESS: i tag rappresentano, dal punto di vista SEO, un segnale importante per WordPress e ciò è dovuto al fatto di mettere in relazione, tramite link interni, articoli che trattano dello stesso topic;
KEYWORD PRESENTE NELLA URL: fattore di ranking per Google molto importante;
CATEGORIA DELLA URL: le categorie nella stringa della URL vengono lette da Google e potrebbero provvedere ad inviare un segnale in riferimento agli argomenti trattati nella pagina;
REFERENZE E FONTI: la citazione di questi elementi nel testo può rappresentare un indicatore di qualità, contribuendo quindi a posizionare il sito su Google;
UTILIZZO DI ELENCHI A PUNTI E NUMERATI: sono molto importanti per la fruibilità di un testo, soprattutto se complesso e/o lungo. Aiutano, quindi, a favorire l’usabilità per l’utente, di conseguenza potrebbero portare alla premiazione della pagina da parte di Google;
PRIORITÀ DELLE PAGINE IN SITEMAP: assegnare una priorità ad una pagina nella Sitemap.xml potrebbe influenzarne il potenziale di ranking;
TROPPI LINK IN USCITA: questo fattore potrebbe causare una dispersione del PageRank, con la conseguente minor visibilità della pagina;
QUANTITÀ DI KEYWORDS CON CUI SI POSIZIONA LA PAGINA: in caso una pagina si posizionasse sul motore di ricerca con altre parole chiave oltre a quella principale, questo verrebbe considerato un indicatore di qualità, quindi aiuterebbe a posizionare il sito su Google;
ANZIANITÀ DELLA PAGINA: tornando alla questione “freschezza”, è possibile che una pagina vecchia con contenuti costantemente aggiornati si posizioni meglio di una pagina nuova;
LAYOUT USER FRIENDLY: è premiato maggiormente un layout costruito in modo che il contenuto sia subito visibile, chiaro e appunto user friendly, come riportato dal documento “Google Quality Guideline”;
DOMINI PARCHEGGIATI: nel 2011 è uscito un aggiornamento Google che riduce la visibilità – quindi penalizza – i domini “parcheggiati”.
Fattori di ranking per Google: ON-SITE (Site-Level factors)
Per quanto riguarda le attività di SEO on-site utili a posizionare un sito su Google, se ne considerano in totale 18:
CONTENUTO DEVE GENERARE VALORE E UN UNICO INSIGHTS: Google si impegna costantemente ad aggiornare i propri algoritmi per penalizzare siti che non portano nulla di nuovo o utile per gli utenti, specialmente siti affiliati;
PAGINA DI CONTATTO: secondo il documento “Google Quality Guideline”, vengono premiati siti che abbiano una quantità appropriata di informazioni di contatto. Si suppone anche che esista un bonus per i siti dove le informazioni di contatto coincidono con quelle del whois;
DOMINIO DI FIDUCIA E TRUSTRANK: la fiducia di un sito, misurata sulla base di quanti link al sito arrivano da siti che godono di alta fiducia, è un importante fattori di ranking per Google. Il TrustRank è infatti la differenza tra i backlink ottenuti da siti autoritari e il numero totale dei backlink del sito;
ARCHITETTURA DEL SITO: una struttura chiara e ordinata del sito, specialmente quella “a silo”, aiuta il motore ad organizzare a livello tematico i contenuti, contribuendo quindi a posizionare il sito su Google;
AGGIORNAMENTI DEL SITO: quanto spesso un sito viene aggiornato e, soprattutto, quando i contenuti nuovi sono aggiunti al sito, è un importante indicatore di freschezza, per cui contribuisce a livello di ranking;
NUMERO DI PAGINE: il numero di pagine di un sito è un debole indicatore di autorità. Un sito con molte pagine si distingue da altri con contenuti poveri e magari di bassa qualità (che potrebbero esser considerati come siti affiliati);
PRESENZA DELLA SITEMAP: importante fattore di ranking per Google e gli altri motori è la Sitemap, elemento che aiuta ad indicizzare velocemente il sito, favorendo di conseguenza la sua visibilità;
UPTIME DEL SITO (“tempo di attività”): il verificarsi di molti down time del sito, per questioni legate a manutenzione e guasti, potrebbero causare una diminuzione di visibilità e un peggioramento del ranking. Addirittura, se gli errori non venissero corretti per diverso tempo, il sito potrebbe addirittura essere rimosso dall’indice di Google;
POSIZIONE DEL SERVER: la posizione del server potrebbe influire relativamente a dove il sito si posiziona in diverse regioni geografiche. Risulta un fattore di ranking per Google molto importante in considerazione di ricerche geo-localizzate;
CERTIFICATO SSL (per siti e-commerce): Google ha confermato che si impegna nell’indicizzazione dei certificati SSL, di conseguenza si può dedurre che premierà maggiormente siti e-commerce che dispongono di tale certificato;
TERMINI DEL SERVIZIO E PAGINA PRIVACY: si tratta di due pagine in grado di riferire a Google che il sito in questione è un membro affidabile di Internet;
CONTENUTI DUPLICATI ON-SITE: presentare contenuti duplicati in diverse pagine dello stesso sito si presenta, ai motori di ricerca, come un indicatore di scarsa qualità;
NAVIGAZIONE CON BREADCRUMBS (BRICIOLE DI PANE): utilizzare le breadcrumbs significa adottare uno stile user friendly a livello di architettura del sito. Questo aiuta, infatti, sia gli utenti che i motori di ricerca a capire dove ci si trova all’interno di un sito, favorendo la navigazione;
OTTIMIZZAZIONE PER MOBILE: Google, per la questione mobile, consiglia ufficialmente la realizzazione di siti responsive. Si ipotizza che questi siti ottengano un bonus quando le ricerche vengano fatte da mobile;
YOUTUBE: aggiungere alle pagine dei contenuti diversi dal testo, in particolare video da YouTube, premia a livello di visibilità, aiutando a posizionare il sito su Google;
USABILITÀ SITO: il tema usabilità è importante, in quanto un sito che non risulti di facile navigazione tenderà a restituire valori bassi a livello di permanenza dell’utente sul sito, pagine visitate e, di conseguenza, un’elevata frequenza di rimbalzo. Tutto questo porterà ad un peggioramento del ranking;
USO DI GOOGLE ANALYTICS E STRUMENTI PER WEB MASTER: la credenza di molti SEO è quella per cui l’installazione sul sito di tool per web master e, in particolare, Google Analytics, sia in grado di velocizzare i tempi di indicizzazione delle pagine e, al contempo, i dati forniti da questi strumenti siano fattori di ranking per Google;
RECENSIONI DEGLI UTENTI/REPUTAZIONE DEL SITO: le recensioni di un sito su altri potrebbero giocare un ruolo importante rispetto all’algoritmo di Google, tuttavia il motore di ricerca è attento e si adopera per individuare la presenza di recensioni e siti il cui unico scopo sarebbe proprio quello di ottenere backlink.
Oltre alle precedenti categorie, esistono una serie di segnali utili (48, per esser precisi) per posizionare un sito su Google che riguardano, nello specifico, i backlink:
ETÀ DEI DOMINI CHE LINKANO AL SITO: link provenienti da domini registrati da molti anni avranno più potere rispetto ad altri da domini nuovi;
NUMERO DI DOMINI CHE LINKANO AL SITO: il numero di domini unici dove sono presenti link al sito è uno dei fattori di ranking per Google più importanti;
NUMERO DI LINK DA INDIRIZZI IP CLASS-C: backlink provenienti da IP class-c diversi rappresentano un plus a livello di differenziazione;
NUMERO DI PAGINE CHE LINKANO AL SITO: il numero di pagine che contengono backlink verso il nostro sito, anche se appartenenti ad un unico dominio, è un segnale rilevante per il posizionamento;
ALT TAG (da link di immagini): l’Alt Tag relativo all’anchor text dell’immagini che interessa il link è considerato un segnale importante per i motori di ricerca;
LINK DA DOMINI EDU E GOV: molti SEO credono che siti .edu o .gov vengano tenuti in maggior considerazione da Google rispetto ad altri. In realtà, lo stesso Matt Cutts ha affermato che non vi è alcun collegamento;
PR DELLE PAGINE CHE LINKANO AL SITO: il PageRank relativo alle pagine in cui è presente un link al sito influisce a livello di ranking;
AUTORITÀ DEI DOMINI CHE LINKANO AL SITO: anche l’autorità dei domini in cui è presente un link al sito è considerato un valore molto importante, in grado di favorire o danneggiare il posizionamento di un sito;
LINK DAI COMPETITORS: ricevere link da altre pagine posizionate nella stessa SERP possono essere valutate di più a livello di ranking per determinate parole chiave;
CONDIVISIONI SOCIALI DI PAGINE: l’ammontare di condivisioni sociali page-level potrebbero influire sul valore del link;
LINK DA “CATTIVI VICINI”: naturalmente, ottenere backlink da quelli che sono considerati “cattivi vicini” potrebbe danneggiare il posizionamento del sito sui motori;
GUEST POSTS: link provenienti da Guest Posts, soprattutto quelli inseriti nei box d’autore, potrebbero non avere lo stesso peso dei link inseriti nei contenuti;
LINK ALL’HOME PAGE: il numero di link ottenuti dall’home page di un sito potrebbero avere un’importanza particolare nella valutazione del sito;
LINK NOFOLLOW: Google ha dichiarato di non seguire i link nofollow, in realtà non vi è la certezza di questo punto. In più, un sito dove siano presenti molti link nofollow potrebbe esser interpretato come un profilo “innaturale”;
DIFFERENZE NEI TIPI DI LINK: se i backlink ottenuti sono per la maggior parte dello stesso tipo, a livello di fattori di ranking per Google potrebbe esser considerato come Spam. Al contrario, potrebbe essere un indicatore di qualità, quindi favorire il posizionamento;
LINK “CONTESTUALI”: i link contenuti nel testo di una pagina sono considerati migliori rispetto a quelli in pagine vuote o altre parti “secondarie” della pagina;
“LINK SPONSORIZZATI”: come anche altre parole attorno al link, ad esempio “sponsor”, “link partner” ecc… potrebbero svalutare il link;
TROPPI REDIRECT 301: come dichiarato dallo stesso Matt Cutts, troppi link con redirect 301 porterebbero a diminuire il valore del link stesso, in parte o completamente;
ANCHOR TEXT IN BACKLINK: gli anchor text dei backlink possono essere considerati come importanti fattori di ranking per Google, se utilizzati in modo corretto e senza esagerare;
ANCHOR TEXT IN LINK INTERNI: gli anchor text di link interni sono un segnale altrettanto rilevante per il posizionamento, anche se in misura minore rispetto a quelli dei backlink;
TITOLO DEI LINK: riveste poca l’importanza;
TLD DEL PAESE DI RIFERIMENTO DEL DOMINIO: ottenere dei link da domini dove è presente un TLD del paese d’origine può aiutare il posizionamento in quelle specifiche regioni;
POSIZIONE LINK NEL CONTENUTO: fattore determinante è il posizionamento del link all’interno di un testo, per cui se compare all’inizio riceverà molta più importanza;
POSIZIONE LINK NELLA PAGINA: anche in questo caso è importante, in quanto un backlink inserito nel testo di un contenuto sarà più rilevante ai fini del posizionamento rispetto ad uno posizionato in altre parti della pagina;
IMPORTANZA DEL DOMINIO CHE LINKA AL SITO: se il backlink è ottenuto da un sito appartenente alla stessa nicchia di riferimento, verrà valutato in misura maggiore rispetto ad uno contenuto in un sito non correlato;
RILEVANZA DELLA PAGINA CHE LINKA AL SITO: idem come il precedente punto, se il link è inserito in una pagina che interessa lo stesso topic del sito, l’importanza a livello di ranking sarà maggiore, in quando indicatore di pertinenza;
TESTO ATTORNO AL LINK: si pensa che gli elementi attorno al link vengano analizzati da Google per stabilire il valore di quest’ultimo, di conseguenza a seconda che il testo vicino sia positivo o negativo, il link avrà un peso diverso (maggiore o minore);
KEYWORD PRESENTE NEL TITOLO (dell’anchor text): sembrerebbe che Google assegni molta più importanza a link che riportano, nell’anchor text, la stessa parola chiave utilizzata per il titolo della pagina in cui sono inseriti;
CRESCITA DEI BACKLINK: un sito che riceve link in maniera “continuativa”, sembra riceva un incentivo nelle SERP rispetto a siti generalmente stabili, o in generale che non tendono a crescere;
DESCRESCITA DEI BACKLINK: la perdita di backlink potrebbe esser considerata dai motori di ricerca come un segnale negativo;
LINK DA PAGINE “HUB”: sembra che ricevere link da pagine considerate il top a livello di fonti (quindi di autorità) per una nicchia specifica favorisca un trattamento speciale a livello di ranking;
LINK DA SITI AUTORITARI: un link proveniente da un sito autoritario ha molto più valore rispetto a quelli provenienti da siti “secondari”;
LINK DA FONTI WIKIPEDIA: molti SEO pensano che il fatto di ottenere collegamenti da Wikipedia (nonostante i backlink siano nofollow) possa favorire l’aumento a livello di autorità e TrustRank;
RICORRENZE: i termini che tendono ad apparire ricorrentemente attorno al link, sembra aiutino Google a contestualizzare quest’ultimo, interpretando ciò di cui si parla nella pagina;
ETÀ DEI BACKLINK: un brevetto di Google favorisce il “ranking power” di link vecchi rispetto a quelli ottenuti da poco;
LINK DA SITI REALI vs. SPLOGS: considerata la proliferazione di blog networks, è probabile che Google assegni un peso maggiore a link provenienti da siti reali piuttosto che da blog “fake”. Per distinguere tra i due, viene considerato il brand e i segnali d’interazione degli utenti;
PROFILO NATURALE DEI LINK: un sito che si presenta con un profilo “naturale” di backlink, in linea generale ottiene un posizionamento migliore e soprattutto più stabile all’interno delle SERP;
LINK RECIPROCI: lo scambio di link potrebbe rivelarsi un fattore di ranking penalizzante se si dimostra esagerato;
LINK UGC (User Generated Content): si tratta di link generati dagli utenti. Per sapere se i commenti sono postati da utenti generici o dall’amministratore stesso di un sito, Google si serve dell’IP;
LINK DA REDIRECT 301: utilizzare la funzione redirect 301 applicandola ai link interni potrebbe causare una perdita a livello di potere di ranking di questi elementi;
MICROFORMATS DI SCHEMA.ORG: pagine che supportano questi elementi hanno potenzialmente maggiori possibilità di posizionarsi rispetto a pagine che non li supportano;
PRESENZA SU DMOZ: diversi SEO credono che esser presenti su DMOZ possa essere considerato un fattore di ranking per Google in grado di aiutare lievemente il posizionamento, in quanto potrebbe esser considerato come un indicatore di fiducia;
PRESENZA SULLA DIRECTORY DI YAHOO!: data l’“anzianità” della directory di Yahoo!, l’algoritmo di Google potrebbe assegnare un certo peso ai link che vi compaiono;
NUMERO DI LINK IN USCITA SULLA PAGINA: in generale, i link presenti in pagine dove non vi sia una quantità elevata di altri link rivestono un’importanza maggiore;
LINK DA PROFILI SU FORUM: i backlink provenienti dalle firme nei forum, date le sempre più crescenti attività di spam, potrebbero non esser considerati di rilievo;
CONTEGGIO DELLE PAROLE (dei contenuti di provenienza del link): ottenere un backlink da un contenuto con un alto numero di parole ha molta più importanza di uno proveniente da un contenuto scarno;
QUALITÀ DEI CONTENUTI DI PROVENIENZA DEL LINK: se il contenuto è di qualità, anche il link al sito avrà un peso maggiore;
LINK SITE WIDE: si tratta di link che vengono riproposti in molte pagine del sito, in quanto inseriti in elementi come la sidebar. Per darne il giusto valore, Matt Cutts ha affermato che Google provvede a comprimerli e considerarli come un solo link.
Fattori di ranking per Google: INTERAZIONI DEGLI UTENTI (User Interactions)
Per il motore di ricerca, ci sono 10 segnali da tenere in considerazione per posizionare un sito di Google sulla base delle interazioni degli utenti, quindi ai dati di usabilità, e Web Analytics:
CTR ORGANICO PER DETERMINATE KEYWORDS: se il CTR (Click Through Rate) di una pagina è alto, questa potrebbe ottenere un incremento a livello di ranking nelle SERP per quella determinata keyword;
CTR ORGANICO PER TUTTE LE KEYWORDS: il CTR medio di una pagina (o un sito) legato alle keyword in essa utilizzate potrebbe rappresentare un segnale di user interaction che Google tiene in considerazione per favorirne il ranking;
FREQUENZA DI RIMBALZO: in generale, molti SEO non considerano la frequenza di rimbalzo come uno dei fattori di ranking per Google. In realtà, il motore di ricerca potrebbe servirsi di questo dato relativo agli utenti come segnale, o meglio come test di qualità;
TRAFFICO DIRETTO: è stato confermato che Google utilizza i dati derivanti da Google Chrome per determinare se e quanto spesso gli utenti visitano un sito. Naturalmente, un sito che gode di un traffico diretto alto sarà favorito dal motore di ricerca;
TRAFFICO RIPETUTO: Google valuta anche se e quante volte un utente torna su un sito che ha già visitato. In tal senso, i siti che portano un utente a tornare più volte ricevono un incremento a livello di SERP;
SITI BLOCCATI: se un sito è stato bloccato da Chrome per motivi di malware, è probabile che possa subire delle penalizzazioni e venire addirittura de-indicizzato;
BOOKMARKS DI CHROME: i dati ricavati dai segnalibri di Chrome possono essere presi in considerazione dall’algoritmo, quindi costituire fattori di ranking per Google;
DATI DA GOOGLE TOOLBAR: anche questi dati sono utilizzati come segnali utili per il posizionamento nelle SERP, però sembrerebbe venga considerata solo la velocità di caricamento e la presenza di malware;
NUMERO DI COMMENTI: se una pagina presenta molti commenti, questo potrebbe esser valutato da Google come un segnale positivo di interazione degli utenti e, di conseguenza, potrebbe decidere di premiarla;
TEMPO SPESO SUL SITO: il tempo medio che gli utenti spendono su una pagina o su un sito potrebbe essere un indicatore di interesse e di qualità a livello di user experience.
Ipotetici boost nelle SERP potrebbero esser attribuiti anche ad alcune regole speciali dell’algoritmo. Se ne contano in particolare 16 e sono le seguenti:
QUERY CHE “MERITANO” PER FRESCHEZZA: Google assegna alle pagine più nuove un incremento nella SERP relativo ad alcune tipologie di ricerche;
QUERY CHE “MERITANO” PER DIVERSITÀ: Google potrebbe aggiungere una “diversità” nei risultati di ricerca per ricerche ambigue, come ad esempio WWF o Apple (con funzione di disambiguazione);
STORICO DELLA NAVIGAZIONE DELL’UTENTE: i siti che un utente visita frequentemente mentre è loggato a Google determinano un impulso nelle SERP relativa alla ricerca;
STORICO DELLE RICERCHE DELL’UTENTE: la catena di ricerche effettuate influenza i risultati che compariranno nella SERP nelle successive ricerche, sulla base delle “abitudini” passate;
GEO TARGETING: Google tende a preferire siti ospitati su server con IP localizzato e con estensione del nome del dominio specifica per paese (TLD);
RICERCA SICURA: risultati di ricerca contenenti imprecazioni o contenuti per adulti non vengono mostrati quando il filtro Safe Search è attivo;
CIRCOLI DI GOOGLE+: Google mostra più risultati relativi a siti ed autori che l’utente ha aggiunto alla propria cerchia su Google Plus;
DENUNCE DMCA: Google tende a penalizzare il posizionamento relativo a siti che abbiano ricevuto delle denunce DMCA (Digital Millennius Copyright Act);
DIVERSITÀ DEI DOMINI: L’aggiornamento denominato “Bigfoot” di Google dovrebbe attivarsi per aumentare la diversità dei domini nelle SERP, allo scopo di ridurre la presenza di alcuni siti ripetuti;
RICERCHE TRANSAZIONALI: Google talvolta mostra vari risultati per keywords collegate allo shopping, ad esempio per le ricerche sui voli;
RICERCHE LOCALI: spesso accade che Google posizioni i risultati di Google+ Local al di sopra dei risultati organici “normali” nella SERP;
BOX DI GOOGLE NEWS: alcune keyword attivano in automatico il box di Google News. Di conseguenza, i risultati organici vengono spostati verso il basso;
PREFERENZA PER I GRANDI BRAND: a seguito dell’aggiornamento dell’algoritmo “Vince”, Google ha iniziato ad assegnare un incremento ai grandi marchi per determinate ricerche “a coda corta”;
RISULTATI PER SHOPPING: talvolta, Google inserisce risultati di Google Shopping all’interno di quelli organici. Questa scelta porta ad una conseguente riduzione della visibilità delle SERP;
RISULTATI PER IMMAGINI: per determinate query frequenti su Google Image, il motore di ricerca potrebbe aggiungere un box immagini anche negli stessi risultati organici;
SITI SINGOLI RISULTATI DAI BRAND: alcuni domini o parole chiave brand-oriented potrebbero attivare SERP con più risultati dello stesso sito.
Esistono anche una serie di fattori di ranking che Google considera in riferimento ai social media, come indicatori relativi all’interesse degli utenti. Se ne contano in totale 12:
NUMERO DI TWEET: come per i link, anche il numero di tweet ricevuti da una pagina può influire sul ranking, contribuendo a posizionare il sito su Google;
AUTORITÀ DEGLI ACCOUNT TWITTER (degli utenti): l’autorità degli account Twitter con molti followers hanno molto più effetto rispetto a tweet ricevuti da profili nuovi o che non sono influenti;
NUMERO DI “MI PIACE” SU FACEBOOK: nonostante Google non possa vedere la maggior parte degli account Facebook, utilizza i dati relativi ai Like sulla pagine come segnale utile per il ranking;
CONDIVISIONI SU FACEBOOK: le condivisioni sui social, essendo molto simili al principio dei backlink, hanno più importanza rispetto ai Like di Facebook a livello di fattori di ranking per Google;
AUTORITÀ DEGLI ACCOUNT FACEBOOK (degli utenti): come per Twitter, vale anche per Facebook la regola per cui le condivisioni e i “mi piace” derivanti da profili popolari hanno un peso maggiore;
PINS SU PINTEREST: Pinterest è un social network molto diffuso e popolare contenente un gran quantitativo di dati pubblici. È quindi probabile che Google consideri anche i Pins di Pinterest come un segnale sociale;
VOTI AI SITI CONDIVISI SUI SOCIAL: Google valuterebbe anche le condivisioni su siti social (Digg, ad esempio) come segnali social;
NUMERO DI GOOGLE+1: essendo Google+ il social network ufficiale di Google, si pensa che esista un collegamento (ed un conseguente beneficio) tra il numero di Google+1 e l’effettivo ranking nei risultati della SERP – nonostante Matt Cutts l’abbia espressamente negato;
AUTORITÀ DEGLI ACCOUNT GOOGLE+ (degli utenti): come per gli altri social, si crede che Google assegni maggior importanza agli account popolari su Google+ rispetto ad altri “minori”;
PARTERNITÀ VERIFICATA SU GOOGLE+: il CEO di Google Eric Schmidt, nel 2013 comunicò che le informazioni relative ad account verificati avrebbero goduto di un posizionamento migliore rispetto ad altri non verificati. Questo potrebbe infatti rappresentare un indicatore di qualità, oltre che di fiducia. Si tratta quindi di un fattore importante per posizionare un sito su Google in maniera ottimale;
RILEVANZA DEI SEGNALI SOCIAL: è probabile che Google faccia riferimento alla rilevanza delle informazioni provenienti dall’account che condivide il contenuto e il testo di accompagnamento al link quali fattori utili al posizionamento nella SERP;
SEGNALI SOCIALI SITE-LEVEL: i segnali sociali site-wide potrebbero incrementare l’autorità complessiva del sito e migliorare la visibilità di ognuna delle sue pagine.
Tra i 200 fattori di ranking considerati da Google per assegnare le posizioni all’interno dei risultati della SERP, ne esistono 12 strettamente correlati al marchio:
NOME DEL BRAND NELL’ANCHOR TEXT: l’anchor text del brand è un segnale molto semplice ma forte allo stesso tempo, in grado di contribuire dal punto di vista del ranking;
RICERCHE DEL BRAND: dato che gli utenti effettuano ricerche per brand, se digitano query su Google per il sito, il motore di ricerca ne terrà sicuramente in considerazione;
SITO CON PAGINA FACEBOOK CON “MI PIACE”: i brand spesso hanno pagine su Facebook con molti “mi piace”. Tale quantità può rappresentare un segnale di brand, di conseguenza aumentare l’autorità del sito in relazione alle ricerche per quel brand;
SITO CON PAGINA TWITTER CON FOLLOWERS: un profilo su Twitter con molti followers si configura come segnale della presenza di un brand popolare;
PAGINA AZIENDALE UFFICIALE SU LINKEDIN: la maggior parte delle aziende “reali” ha una pagina ufficiale su Linkedin. Se la pagina è collegata al sito, questo potrebbe diventare un fattore di ranking per Google;
DIPENDENTI REGISTRATI SU LINKEDIN: tra i segnali di brand, si pensa ci sia anche il fatto di indicare, sul profilo Linkedin, che si lavora per una determinata azienda;
LEGITTIMITÀ DEGLI ACOUNT SUI SOCIAL MEDIA: un account sui social media che conta 10.000 followers ma che ha “in attivo” solo un paio di post avrà sicuramente un peso diverso rispetto ad un altro con gli stessi followers ma anche molte interazioni;
BRAND CITATI SU SITI NUOVI: i grandi brand vengono menzionati spesso sui siti di Google News. Infatti, alcuni di questi hanno il proprio box di Google News nella prima pagina;
CO-CITAZIONI: spesso capita che i brand vengano menzionati senza che sia presente un link. È credenza comune che Google tenda a considerare le citazioni testuali del brand (senza che vi sia un link) come segnali di brand;
NUMERO DI ISCRITTI AGLI RSS: il fatto che ci sia un certo numero di iscritti al feed RSS potrebbe contribuire al rafforzamento dei segnali di brand;
LOCALITÀ REGISTRATA SU GOOGLE+ LOCAL: tutte le aziende reali dispongono di uffici ed è possibile che Google proceda ad attingere dai dati locali per determinare se un sito è o meno un grande brand;
P.IVA E IDENTIFICAZIONE DELLA SOCIETÀ: si dice che Google valuti in maniera differente siti riconducibili ad una P.IVA (come Tax-paying business) rispetto ad altri che non presentano alcun riferimento di questo genere. Probabilmente, si potrebbe trattare di un indicatore di fiducia.
Tra gli ultimi segnali valutati dai motori di ricerca – ed in particolare da Google – per attribuire bonus o penalizzazioni a livello di posizionamento tra i risultati organici di ricerca, quelli di spam rappresentano un elemento importante, cui viene posta molta attenzione.
Tra questi, si contano 13 segnali di spam on site:
PENALITÀ PANDA: siti che hanno al loro interno contenuti di bassa qualità sono meno visibili tra i risultati una volta colpiti dalla penalizzazione dell’algoritmo Google Panda;
LINK A “CATTIVI VICINI”: link a “cattivi vicini”, come potrebbero essere siti che vendono farmaci, pornografia ecc. (quindi poco affidabili e tantomeno autorevoli), possono comportare un danneggiamento relativo alla visibilità;
REDIRECTS: un uso scorretto dei redirects, allo scopo di confondere il motore di ricerca, è un fattore di ranking per Google potenzialmente dannoso, in quanto potrebbe portare alla de-indicizzazione del sito;
POPUP O ANNUNCI PUBBLICITARI INVADENTI: secondo la “Google Rater Guidelines”, un sito che invia troppi popup, oltre a infastidire e distrarre la navigazione con troppe ADS, potrebbe inviare un segnale negativo in quanto indicatore di bassa qualità;
SITO TROPPO OTTIMIZZATO: in questo senso, l’algoritmo Penguin di Google (nato proprio per premiare i SEO che svolgono un lavoro corretto sui siti e, al contrario, penalizzare chi intraprende attività di SEO scorrette) analizza interviene in caso di keyword stuffing ed altre esagerazioni di questo tipo, in quanto indicatore di bassa qualità;
PAGINA TROPPO OTTIMIZZATA: Penguin interviene anche sulle singole pagine (diversamente dall’algoritmo Panda), specialmente per alcune keywords, di solito molto competitive;
PUBBLICITÀ “SOPRA LE RIGHE”: esiste un algoritmo chiamato Page Layout che penalizza i siti in cui compaiono troppe pubblicità nella parte alta delle pagine (parallelamente ad una quantità di contenuti non sufficiente a bilanciare/giustificare le ADS presenti);
LINK NASCOSTI VERSO AFFILIATI: nascondere link verso siti affiliati potrebbe portare a delle penalizzazioni e, inoltre, causare una perdita a livello di posizionamento;
SITI AFFILIATI: molti SEO pensano che i siti che “monetizzano” tramite link affiliati siano sotto costante osservazione da parte dei motori di ricerca, Google in particolare;
CONTENUTO AUTOGENERATO: se Google dovesse sospettare che un sito carichi contenuti auto-generati tramite computer, potrebbe decidere di penalizzarlo o peggio de-indicizzarlo;
PAGERANK ECCESSIVAMENTE “SCOLPITO”: esagerare con il PageRank su un sito – ad esempio aggiungendo l’attributo nofollow a tutti i link esterni o alla maggior parte dei link interni – potrebbe esser considerato come un tentativo di prendersi gioco del sistema/di estrema ottimizzazione. Di conseguenza, il sito potrebbe subire delle penalizzazioni;
INDIRIZZO IP FLAGGATO COME SPAM: se l’indirizzo IP del server venisse flaggato come spam, tutti i siti ospitati sul server sarebbero colpiti dalla penalizzazione;
SPAM NEL META TAG: il keyword stuffing può esser fatto anche all’interno delle meta tag. Se Google dovesse interpretare questo segnale come un tentativo di aggirare l’algoritmo, potrebbe decidere di penalizzare il sito.
Oltre ai segnali di spam on site elencati nel paragrafo precedente, esistono 13 fattori che si riferiscono allo spam off site, per cui si tratta di elementi che, in alcuni casi, possono risultare potenzialmente dannosi per il sito web:
AFFLUENZA INNATURALE DI LINK: un aumento di backlink improvviso potrebbe esser visto come un segnale di spam in quanto ipotizzerebbe che si tratti di link acquistati;
PENALITÀ PENGUIN: a seguito di una penalizzazione dell’algoritmo Penguin di Google, il sito vedrebbe ridotta di molto la propria visibilità nella SERP;
PROFILO LINK CON ALTA % DI LINK DI BASSA QUALITÀ: un profilo di backlink costituito da molti link di scarsa qualità, come quelli presenti nelle firme dei forum o in commenti nei blog, potrebbe esser letto da Google come un segnale di spam (tentativo di aggirare PageRank). Di conseguenza, il sito verrebbe penalizzato;
RILEVANZA DEL DOMINIO CHE LINKA: è stato dimostrato che siti con all’interno molti link considerati innaturali, provenienti da domini non correlati a livello tematico, sono più sensibili ad esser colpiti da Penguin;
AVVISI DI LINK INNATURALI: Google Webmaster Tools invia molti avvisi per link innaturali. Tali avvertimenti generalmente precedono un calo del ranking (anche se questo non interessa tutti i casi);
LINK DALLO STESSO IP CLASS C: ricevere un considerevole numero di link innaturali da siti dello stesso server IP può esser considerato come un segnale di link building da una rete di blog;
ANCHOR TEXT “AVVELENATI”: la presenza di anchor text “avvelenati” (come, specialmente, l’uso di parole chiave di farmaci) che puntano al sito potrebbe esser interpretata, da Google, come un segnale di spam o di sito hackerato. In entrambi i casi, la conseguenza sarebbe una perdita a livello di ranking;
PENALITÀ MANUALE: in alcuni casi eclatanti, Google provvede anche ad attivarsi tramite penalità manuali;
VENDITA DI LINK: attività che potrebbe impattare definitivamente sul PageRank del sito, riducendo la sua visibilità;
GOOGLE SANDBOX: ottenere molti link da fonti comunemente utilizzate per attività di SEO scorrette, come profili nei forum e commenti nei blog, potrebbe esser letto come un tentativo di aggirare il sistema;
GOOGLE DANCE: Google Dance rappresenta il periodo di tempo in cui il motore aggiorna il proprio database, ricalcolando quindi i valori di PageRank e TrustRank delle pagine indicizzate. Questo provoca delle fluttuazioni nel ranking. Si pensa che tale brevetto sia stato creato per individuare se un sito stia provando o meno ad aggirare l’algoritmo;
DISAVOW TOOL: usando questo strumento è possibile rimuovere una penalità conseguita manualmente o tramite algoritmo per siti che sono vittime della negative SEO di terzi;
RICHIESTA DI RICONSIDERAZIONE: una richiesta di riconsiderazione, se va a buon fine, può portare alla rimozione di una penalità inflitta.
202 per l’esattezza.
Ecco spiegati tutti i segnali conosciuti, alcuni dichiarati ufficialmente, altri in via ufficiosa, altri ancora ipotizzati dagli stessi SEO. I fattori di ranking secondo Google sono dunque un’infinità e – possiamo scriverlo con una certa sicurezza – pensiamo ve ne siano altri ancora che, ad oggi, non si conoscono.
Di conseguenza, a chiunque abbia pensato che le attività di SEO siano cose di poco conto, aria fritta o comunque azioni realizzabili in poco tempo, speriamo di aver dimostrato il contrario, anche solo per il fatto di dover considerare tutti questi fattori per poter agire al meglio e sperare di posizionare un sito su Google.
Per concludere, vogliamo offrirvi una breve panoramica di quelli che sono stati i segnali maggiormente presi in considerazione nel 2017.
Come anticipato, ecco qui i risultati della ricerca svolta da SemRush – il più noto tra gli strumenti utili alle attività di SEO –, condotta su un campione di 600.000 keywords prese dai principali mercati (USA, Germania, UK, Italia, Spagna, Francia ecc.) sull’analisi dei siti web posizionati ai primi posti nella SERP per tali parole.
Ciò che si è tentato di fare è isolare quei fattori che, sulla base del peso stimato in relazione al volume di ricerca della singola keyword, hanno inciso maggiormente a livello di ranking.
Inoltre, non sono stati presi in considerazione solamente gli elementi legati alla distinzione tra attività di SEO on e off page (backlink), ma anche interazioni e comportamenti degli utenti, oltre ai dati relativi al traffico sul sito.
Altro aspetto interessante è stata la scelta di suddividere le keywords a seconda del volume di traffico generato, per cui ne sono risultati 4 gruppi distinti:
Questi i risultati ricavati dal primo studio di giugno 2017.
SemRush ha infatti svolto una prima ricerca, a seguito della quale c’è stato un aggiornamento. In base a tale upload, sono stati aggiunti 5 nuovi fattori, da analizzare in riferimento ai backlink.
Riportiamo dunque ciò che emerso dalla seconda edizione del SEMrush Ranking Factors Study 2017 e provvediamo ad analizzare i singoli elementi.
Notiamo quindi che, a seguito dell’aggiunta delle 5 new entry, i primi 10 fattori per importanza nel 2017 (sempre segmentati in base ai volumi di ricerca) sono risultati i seguenti:
Si tratta del traffico diretto al sito che corrisponde ad un segnale di autorevolezza del dominio, in quanto Google interpreta la decisione degli utenti di approdare direttamente sul sito come un indicatore di valore potenziale dello stesso. Di conseguenza, lo valuta come sito autorevole.
I dati dimostrano che i siti con un alto volume di ricerche presentano un numero elevato di visitatori (unici). Coerentemente, all’abbassarsi del volume di ricerca diminuirà anche l’influenza del numero di visitatori a livello di posizionamento.
Tutto questo si traduce nella necessità di investire nel web marketing e in altri fattori di traffico in affiancamento ad attività di SEO, allo scopo di creare un sito riconosciuto e autorevole.
Questi 3 segnali si riferiscono al comportamento dell’utente e contribuiscono al ranking di un sito in quanto indicatori di qualità e rilevanza del sito web per gli utenti.
Anche in questo caso, metriche quali la percentuale di bounce, piuttosto che la profondità di navigazione e il tempo di permanenza sul sito si dimostrano fattori tanto più influenti a livello di ranking quanto più il volume di ricerca della keyword risulta elevato. Vi è quindi una riconferma di elementi già conosciuti.
La strategia di link building rappresenta sicuramente un elemento imprescindibile (soprattutto per un posizionamento che interessi keywords ad alto volume). Ecco perché non si può fare a meno di porre estrema attenzione alle attività di SEO che si riferiscono all’acquisizione di link e alla costruzione di un profilo link corretto.
In questo senso, i quattro fattori precedenti – riferiti ai backlink – si posizionano pari merito al 5° posto. L’obiettivo della ricerca di SemRush mirava a stabilire il numero di domini unici nel profilo backlink dei siti: i risultati più rilevanti hanno dimostrato che siti meglio posizionati con keyword ad alto traffico presentano, generalmente, un maggior numero di backlink da domini unici. Parallelamente, keyword ad alto volume risultano essere quelle più influenzabili dai backlink.
Molti SEO tendono a privilegiare la qualità alla quantità dei contenuti, anche in considerazione dei più recenti algoritmi di Google che interessano la comprensione del linguaggio.
In realtà, lo studio ha dimostrato che le pagine con ranking più elevato hanno generalmente contenuti superiori alle 750 parole. Inoltre, si nota una corrispondenza tra parole con volumi di ricerca alti e contenuto importante. Infine, le pagine che si posizionano meglio rispetto a query contenenti keyword a coda lunga presentano contenuti più lunghi (probabilmente perché un utente che digita una keyword long-tail è interessato ad approfondire maggiormente l’argomento rispetto a chi effettua una ricerca con keyword a coda corta).
Riassumendo, quindi, sia la qualità che la quantità e rilevanza dei contenuti si dimostrano un importante fattore di posizionamento.
Non esistono particolari differenze a livello di trend rispetto ai volumi di ricerca, mentre emerge che più alto è il volume di ricerca della keyword, maggiori saranno i siti web in HTTPS presenti nelle prime posizioni.
Di conseguenza, è possibile affermare che un sito che voglia competere con parole chiave ad alto potenziale dovrebbe provvedere a dotarsi di una versione HTTPS per favorirne il ranking.
Con questo approfondimento “super approfondito” speriamo di aver chiarito che il lavoro di SEO è veramente importante e complesso. Dev’essere svolto con serietà e non si può prescindere da determinati elementi.
Not only Seo, la nostra agenzia SEO di Milano, è attenta a considerare ogni aspetto possa contribuire a migliorare il ranking dei siti dei nostri clienti.
Se dunque avete bisogno di una consulenza o siate in cerca di professionisti in grado di posizionare il vostro sito su Google in maniera ottimale, non esitate a contattarci.
Scrivendo sul nostro form, potrete esporci i vostri dubbi e chiedere un appuntamento presso i nostri uffici.